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Le jardin de Minerve
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  • Quand la géopolitique et la stratégie militaire sont vues avec les yeux d'une femme... J'ai 20 ans d'expérience professionnelle dans ces domaines et un doctorat sur les conflits asymétriques. Libre utilisation des informations mais citez ce blog.
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27 février 2019

LO SHOGUNATO DI KAMAKURA IN GIAPPONE

Il bakufu[1]si basava su una struttura di comando militare ereditaria la cui coesione era assicurata da vincoli di lealtà personale. I membri principali erano detti gokenin[2], ma questo rango poteva essere facilmente revocato se il comportamento del titolare non era consono al sistema. Essi dovevano anche prestare servizio a Kamakura, la capitale militare, per almeno un mese l’anno, oltre a dover presenziare a cerimonie importanti come il capodanno, matrimoni e funerali. Al di sotto di questi vi erano i samurai, e per poter ottenere questo titolo, concesso dallo shôgun, il valore militare non era sufficiente, ma erano necessarie tutta una serie di doti che ne facevano un leale ed efficiente servitore.

Il sistema di governo istituito da Minamoto no Yoritomo presentava alcune caratteristiche abbastanza peculiari, in quanto non ricompensò i suoi dipendenti con feudi, temendo che potessero rivoltarsi contro di lui, né sostituì la precedente amministrazione, che godeva del favore popolare. Inoltre molte grandi tenute rimasero nelle mani dei nobili di corte, della famiglia imperiale e delle istituzioni religiose del distretto della capitale, dato che essi erano ancora sufficientemente potenti da essere in grado di porre una valida opposizione all’adozione di misure contrarie al loro interesse.

Già nel 1185, Yoritomo, nel tentativo di mettere un certo ordine nel sistema, nominò in ogni fondo tolto ai Taira degli uomini che nelle battaglie precedenti si erano dimostrati fedeli, insignendoli del titolo di jitô[3], con il compito di sovrintendere alla giusta ripartizione dei redditi del fondo tra il proprietario e i vari aventi diritto. Oltre ad avere svariati compiti di governo locale, tra cui l’assunzione delle funzioni giudiziarie e la riscossione di una tassa detta hyoromai («riso dell'intendenza», che ammontava circa al 2% del raccolto) anche se il fondo era esente dalla tassazione di Kyôto, potevano prelevare per i loro bisogni un po' più del 10% del raccolto. Questi guerrieri, che erano al tempo stesso amministratori ed esattori, dipendevano, ai fini militari, dagli shugo, che Yoritomo aveva designato in ogni provincia, e che in caso di guerra fungevano da comandanti dei samurai, mentre in tempo di pace organizzavano il servizio di guardia ed erano responsabili del mantenimento della pace e dell'ordine nelle province. A differenza della carica di jitô, questo ufficio non era ereditario, ma lo divenne ben presto; inoltre era anche consuetudine per i titolari di queste cariche inviare i propri figli a servire presso la corte dello shôgun come prova della loro fedeltà.

Il bakufu, con sede a Kamakura, era composto da un Consiglio amministrativo centrale (mandokoro) che fungeva da organo esecutivo, un Consiglio dei dipendenti (samurai dokoro), che regolava le questioni relative ai bushi[4], e un Consiglio di inchiesta (monchujô), che fungeva da tribunale di ultima istanza e che amministrava il diritto consuetudinario della famiglia Minamoto. Teoricamente, le leggi che questo organo faceva rispettare avevano valore solo per questa famiglia  e i suoi dipendenti, ma, in realtà, tali norme erano le sole che contavano nell'arcipelago.

Questi Consigli pronunciavano solo decisioni unanimi, in questo modo da un lato veniva impedito che uno dei membri diventasse fonte indipendente di autorità, e dall'altro la responsabilità dell’operato era diluita tra i componenti.

Nel 1190 Yoritomo era già stato riconosciuto sô jitô[5] e sô shugo[6], quando nel 1192 venne nominato seii taishôgun. Questo titolo deriva dall'antico grado imperiale di seishi («Inviato contro i barbari»: infatti i primi a ricoprire questa carica furono i generali vincitori delle guerre contro gli Ainu della fine dell'VIII secolo d. C.) e dal titolo di taishô («Comandante in capo dell'esercito»).

In qualità di shôgun gli venne delegata l'autorità dell’Imperatore e il bakufu divenne un Governo militare provvisorio per conto dell'amministrazione di Kyôto, e Yoritomo sostenne sempre che la fedeltà verso di lui equivaleva a quella verso il trono, ma non tollerò mai alcun rapporto diretto di servizio fra il trono e i suoi vassalli.

Questa delega di potere creò non pochi problemi: se a livello centrale essi furono dovuti ad una certa confusione di ruoli, anche se gli editti imperiali erano destinati ai civili e quelli del bakufu ai militari, nelle province i due sistemi amministrativi si contrapposero: i jitô e gli shugo affiancarono e sovrastarono i funzionari nominati dal governo civile, i cui uffici non erano stati aboliti, quindi entrambe le amministrazioni locali potevano legiferare sulle medesime materie con la stessa forza, anche se rappresentavano due poteri diversi.

Yoritomo era un uomo molto sospettoso, e quando acquisì il potere fece eliminare buona parte dei membri della sua famiglia, così il più grave problema che questo regime dovette affrontare fu la prematura scomparsa della famiglia Minamoto, sulla quale si accentrava il sistema dei vincoli di lealtà personali.



[1] Il Governo militare istituito da Minamoto no Yoritomo.

[2] «Uomini della onorevole casa».

[3] «Intendente».

[4] I membri della classe guerriera.

[5] Intendente generale.

[6] Comandante degli shugo.

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